LA TRAVIATA Melodramma in tre atti
Libretto Francesco Maria Piave dal dramma La Dame aux camélies di Alexandre Dumas figlio
Prima rappresentazione 6 marzo 1853, Venezia (Teatro La Fenice)
Personaggi VIOLETTA VALÉRY (Soprano) FLORA BERVOIX (Mezzosoprano) ANNINA (Mezzosoprano) ALFREDO GERMONT (Tenore) GIORGIO GERMONT, suo padre (Baritono) GASTONE, Visconte de Letorières(Tenore) BARONE DOUPHOL (Baritono) MARCHESE D’OBIGNY (Basso) DOTTORE GRENVIL (Basso) GIUSEPPE, servo di Violetta (Tenore) DOMESTICO di Flora (Basso) COMMISSIONARIO (Basso)
CORO Signori e Signore amici di Violetta e Flora, Matadori, Piccadori, Zingari
Luogo Parigi e sue vicinanze
Epoca 1850 circa Il primo atto succede in agosto, il secondo in gennaio, il terzo in febbraio.
ATTO PRIMO
Preludio
SCENA I Salotto in casa di Violetta. Nel fondo è la porta che mette ad altra sala; ve ne sono altre due laterali; a sinistra, un caminetto con sopra uno specchio. Nel mezzo è una tavola riccamente imbandita.
Violetta, seduta sopra un divano, sta discorrendo col Dottore e con alcuni amici, mentre alri vanno ad incontrare quelli che sopraggiungono,tra i quali sono il Barone e Flora al braccio del Marchese.
CORO I Dell'invito trascorsa è già l'ora Voi tardaste
CORO II Giocammo da Flora. E giocando quell'ore volar.
VIOLETTA andando loro incontro Flora, amici, la notte che resta D'altre gioie qui fate brillar Fra le tazze è più viva la festa
FLORA E MARCHESE E goder voi potrete?
VIOLETTA Lo voglio; Al piacere m'affido, ed io soglio Col tal farmaco i mali sopir.
TUTTI Sì, la vita s'addoppia al gioir.
SCENA II Detti, il Visconte Gastone de Letorières, Alfredo Germont. Servi affacendati intorno alla mensa
GASTONE entrando con Alfredo In Alfredo Germont, o signora, Ecco un altro che molto vi onora; Pochi amici a lui simili sono.
VIOLETTA Dà la mano ad Alfredo, che gliela bacia Mio Visconte, merce' di tal dono.
MARCHESE Caro Alfredo
ALFREDO Marchese
Si stringono la mano
GASTONE ad Alfredo T'ho detto: L'amistà qui s'intreccia al diletto.
I servi frattanto avranno imbandito le vivande
VIOLETTA ai servi Pronto è il tutto? Un servo accenna di sì Miei cari sedete: È al convito che s'apre ogni cor.
TUTTI Ben diceste le cure segrete Fuga sempre l'amico licor.
Siedono in modo che Violetta resti tra Alfredo e Gastone, di fronte vi sarà Flora, tra il Marchese ed il Barone, gli altri siedono a piacere. V'ha un momento di silenzio; frattanto passano i piatti, e Violetta e Gastone parlano sottovoce tra loro, poi:
GASTONE piano, a Violetta Sempre Alfredo a voi pensa.
VIOLETTA Scherzate?
GASTONE Egra foste, e ogni dì con affanno Qui volò, di voi chiese.
VIOLETTA Cessate. Nulla son io per lui.
GASTONE Non v'inganno.
VIOLETTA ad Alfredo Vero è dunque? onde è ciò? Nol comprendo.
ALFREDO sospirando Si, egli è ver.
VIOLETTA ad Alfredo Le mie grazie vi rendo. Voi Barone, feste altrettanto
BARONE Vi conosco da un anno soltanto.
VIOLETTA Ed ei solo da qualche minuto.
FLORA piano al Barone Meglio fora se aveste taciuto.
BARONE piano a Flora Mi è increscioso quel giovin
FLORA Perché? A me invece simpatico egli è.
GASTONE ad Alfredo E tu dunque non apri più bocca?
MARCHESE a Violetta È a madama che scuoterlo tocca
VIOLETTA Mesce ad Alfredo Sarò l'Ebe che versa.
ALFREDO con galanteria E ch'io bramo immortal come quella.
TUTTI Beviamo.
GASTONE O barone, né un verso, né un viva Troverete in quest'ora giuliva? Il Barone accenna di no Dunque a te ad Alfredo
TUTTI Sì, sì, un brindisi.
ALFREDO L'estro Non m'arride
GASTONE E non se' tu maestro?
ALFREDO a Violetta Vi fia grato?
VIOLETTA Sì.
ALFREDO S'alza Sì? L'ho già in cor.
MARCHESE Dunque attenti
TUTTI Sì, attenti al cantor.
ALFREDO Libiam ne' lieti calici Che la bellezza infiora, E la fuggevol ora S'inebri a voluttà. Libiam ne' dolci fremiti Che suscita l'amore, Poiché quell'occhio al core indicando Violetta Onnipotente va. Libiamo, amor fra i calici Più caldi baci avrà.
TUTTI Libiamo, amor fra i calici Più caldi baci avrà.
VIOLETTA S'alza Tra voi saprò dividere Il tempo mio giocondo; Tutto è follia nel mondo Ciò che non è piacer. Godiam, fugace e rapido È il gaudio dell'amore; È un fior che nasce e muore, Né più si può goder. Godiam c'invita un fervido Accento lusinghier.
TUTTI Godiam la tazza e il cantico La notte abbella e il riso; In questo paradiso Ne scopra il nuovo dì.
VIOLETTA ad Alfredo La vita è nel tripudio.
ALFREDO a Violetta Quando non s'ami ancora.
VIOLETTA ad Alfredo Nol dite a chi l'ignora.
ALFREDO a Violetta È il mio destin così
TUTTI Godiam la tazza e il cantico La notte abbella e il riso; In questo paradiso Ne scopra il nuovo dì.
S'ode musica dal'altra sala Che è ciò?
VIOLETTA Non gradireste ora le danze?
TUTTI Oh, il gentil pensier! tutti accettiamo.
VIOLETTA Usciamo dunque S'avviano alla porta di mezzo, ma Violetta è colta da subito pallore Ohimé!
TUTTI Che avete?
VIOLETTA Nulla, Nulla.
TUTTI Che mai v'arresta
VIOLETTA Usciamo Fa qualche passo, ma è obbligata a nuovamente fermarsi e sedere Oh Dio!
TUTTI Ancora!
ALFREDO Voi soffrite?
TUTTI O ciel! ch'è questo?
VIOLETTA Un tremito che provo. Or là passate indica l'altra sala Tra poco anch'io sarò
TUTTI Come bramate
Tutti passano all'altra sala, meno Alfredo che resta indietro
SCENA III Violetta, Alfredo e Gastone a tempo
VIOLETTA guardandosi allo specchio Oh qual pallor! Volgendosi, s'accorge d'Alfredo Voi qui!
ALFREDO Cessata è l'ansia Che vi turbò?
VIOLETTA Sto meglio.
ALFREDO Ah, in cotal guisa V'ucciderete aver v'è d'uopo cura Dell'esser vostro
VIOLETTA E lo potrei?
ALFREDO Se mia Foste, custode io veglierei pe' vostri Soavi dì.
VIOLETTA Che dite? ha forse alcuno Cura di me?
ALFREDO con fuoco Perché nessuno al mondo V'ama
VIOLETTA Nessun?
ALFREDO Tranne sol io.
VIOLETTA ridendo Gli è vero! Sì grande amor dimenticato avea
ALFREDO Ridete? e in voi v'ha un core?
VIOLETTA Un cor? Sì forse e a che lo richiedete?
ALFREDO Oh, se ciò fosse, non potreste allora Celiar.
VIOLETTA Dite davvero?
ALFREDO Io non v'inganno.
VIOLETTA Da molto è che mi amate?
ALFREDO Ah sì, da un anno. Un dì, felice, eterea, Mi balenaste innante, E da quel dì tremante Vissi d'ignoto amor. Di quell'amor ch'è palpito Dell'universo intero, Misterioso, altero, Croce e delizia al cor.
VIOLETTA Ah, se ciò è ver, fuggitemi Solo amistade io v'offro: Amar non so, né soffro Un così eroico amor. Io sono franca, ingenua; Altra cercar dovete; Non arduo troverete Dimenticarmi allor.
GASTONE Si presenta sulla porta di mezzo Ebben? che diavol fate?
VIOLETTA Si foleggiava
GASTONE Ah! ah! sta ben restate. Rientra
VIOLETTA ad Alfredo Amor dunque non più Vi garba il patto?
ALFREDO Io v'obbedisco. Parto per andarsene
VIOLETTA A tal giungeste? Si toglie un fiore dal seno Prendete questo fiore.
ALFREDO Perché?
VIOLETTA Per riportarlo
ALFREDO tornando Quando?
VIOLETTA Quando Sarà appassito.
ALFREDO O ciel! domani
VIOLETTA Ebben, Domani.
ALFREDO Prende con trasporto il fiore Io son felice!
VIOLETTA D'amarmi dite ancora?
ALFREDO per partire Oh, quanto v'amo!
VIOLETTA Partite?
ALFREDO tornando a lei baciandole la mano Parto.
VIOLETTA Addio.
ALFREDO Di più non bramo.
Esce
SCENA IV Violetta e tutti gli altri che tornano dalla sala riscaldati dalle danze
TUTTI Si ridesta in ciel l'aurora, E n'è forza di partir; Merce' a voi, gentil signora, Di sì splendido gioir. La città di feste è piena, Volge il tempo dei piacer; Nel riposo ancor la lena Si ritempri per goder!
Partono alla destra
SCENA V Violetta sola
VIOLETTA È strano! è strano! in core Scolpiti ho quegli accenti! Sarìa per me sventura un serio amore? Che risolvi, o turbata anima mia? Null'uomo ancora t'accendeva O gioia Ch'io non conobbi, essere amata amando! E sdegnarla poss'io Per l'aride follie del viver mio?
Ah, fors'è lui che l'anima Solinga ne' tumulti Godea sovente pingere De' suoi colori occulti! Lui che modesto e vigile All'egre soglie ascese, E nuova febbre accese, Destandomi all'amor. A quell'amor ch'è palpito Dell'universo intero, Misterioso, altero, Croce e delizia al cor. A me fanciulla, un candido E trepido desire Questi effigiò dolcissimo Signor dell'avvenire, Quando ne' cieli il raggio Di sua beltà vedea, E tutta me pascea Di quel divino error. Sentìa che amore è palpito Dell'universo intero, Misterioso, altero, Croce e delizia al cor!
Resta concentrata un istante, poi dice
Follie! follie delirio vano è questo! Povera donna, sola Abbandonata in questo Popoloso deserto Che appellano Parigi, Che spero or più? Che far degg'io! Gioire, Di voluttà nei vortici perire. Sempre libera degg'io Folleggiar di gioia in gioia, Vo' che scorra il viver mio Pei sentieri del piacer, Nasca il giorno, o il giorno muoia, Sempre lieta ne' ritrovi A diletti sempre nuovi Dee volare il mio pensier.
Entra a sinistra
ATTO SECONDO
SCENA I Casa di campagna presso Parigi. Salotto terreno. Nel fondo in faccia agli spettatori, è un camino, sopra il quale uno specchio ed un orologio, fra due porte chiuse da cristalli che mettono ad un giardino. Al primo piano, due altre porte, una di fronte all'altra. Sedie, tavolini, qualche libro, l'occorrente per scrivere.
ALFREDO deponendo il fucile Lunge da lei per me non v'ha diletto! Volaron già tre lune Dacché la mia Violetta Agi per me lasciò, dovizie, onori, E le pompose feste Ove, agli omaggi avvezza, Vedea schiavo ciascun di sua bellezza Ed or contenta in questi ameni luoghi Tutto scorda per me. Qui presso a lei Io rinascer mi sento, E dal soffio d'amor rigenerato Scordo ne' gaudii suoi tutto il passato.
De' miei bollenti spiriti Il giovanile ardore Ella temprò col placido Sorriso dell'amore! Dal dì che disse: vivere Io voglio a te fedel, Dell'universo immemore Io vivo quasi in ciel.
SCENA II Detto ed Annina in arnese da viaggio
ALFREDO Annina, donde vieni?
ANNINA Da Parigi.
ALFREDO Chi tel commise?
ANNINA Fu la mia signora.
ALFREDO Perché?
ANNINA Per alienar cavalli, cocchi, E quanto ancor possiede.
ALFREDO Che mai sento!
ANNINA Lo spendìo è grande a viver qui solinghi
ALFREDO E tacevi?
ANNINA Mi fu il silenzio imposto.
ALFREDO Imposto! or v'abbisogna?
ANNINA Mille luigi.
ALFREDO Or vanne andrò a Parigi. Questo colloquio ignori la signora. Il tutto valgo a riparare ancora.
Annina parte
SCENA III Alfredo solo
ALFREDO O mio rimorso! O infamia e vissi in tale errore? Ma il turpe sogno a frangere il ver mi balenò. Per poco in seno acquétati, o grido dell'onore; M'avrai securo vindice; quest'onta laverò.
SCENA IV Violetta ch'entra con alcune carte, parlando con Annina, poi Giuseppe a tempo
VIOLETTA Alfredo?
ANNINA Per Parigi or or partiva.
VIOLETTA E tornerà?
ANNINA Pria che tramonti il giorno dirvel m'impose.
VIOLETTA È strano!...
ANNINA presentandole una lettera Per voi...
VIOLETTA la prende Sta bene. In breve giungerà un uom d'affari, entri all'istante.
Annina e Giuseppe escono
SCENA V Violetta, quindi il signor Germont introdotto da Giuseppe che avanza due sedie e riparte
VIOLETTA leggendo la lettera Ah, ah, scopriva Flora il mio ritiro! E m'invita a danzar per questa sera! Invan m'aspetterà
Getta il foglio sul tavolino e siede
ANNINA È qui un signore
VIOLETTA Ah! sarà lui che attendo.
Accenna a Giuseppe d'introdurlo
GERMONT Madamigella Valéry?
VIOLETTA Son io.
GERMONT D'Alfredo il padre in me vedete!
VIOLETTA Sorpresa, gli accenna di sedere Voi!
GERMONT sedendo Sì, dell'incauto, che a ruina corre, Ammaliato da voi.
VIOLETTA alzandosi risentita Donna son io, signore, ed in mia casa; Ch'io vi lasci assentite, Più per voi che per me.
per uscire
GERMONT (Quai modi!) Pure
VIOLETTA Tratto in error voi foste.
Toma a sedere
GERMONT De' suoi beni Dono vuol farvi
VIOLETTA Non l'osò finora Rifiuterei.
GERMONT guardandosi intorno Pur tanto lusso
VIOLETTA A tutti È mistero quest'atto A voi nol sia.
Gli dà le carte
GERMONT dopo averle scorse coll'occhio Ciel! che discopro! D'ogni vostro avere Or volete spogliarvi? Ah, il passato perché, perché v'accusa?
VIOLETTA con entusiasmo Più non esiste or amo Alfredo, e Dio Lo cancellò col pentimento mio.
GERMONT Nobili sensi invero!
VIOLETTA Oh, come dolce Mi suona il vostro accento!
GERMONT alzandosi Ed a tai sensi Un sacrificio chieggo
VIOLETTA alzandosi Ah no, tacete Terribil cosa chiedereste certo Il previdi... v'attesi... era felice... Troppo...
GERMONT D'Alfredo il padre La sorte, l'avvenir domanda or qui De' suoi due figli.
VIOLETTA Di due figli!
GERMONT Sì. Pura siccome un angelo Iddio mi die' una figlia; Se Alfredo nega riedere In seno alla famiglia, L'amato e amante giovane, Cui sposa andar dovea, Or si ricusa al vincolo Che lieti ne rendea Deh, non mutate in triboli Le rose dell'amor. Ai preghi miei resistere Non voglia il vostro cor.
VIOLETTA Ah, comprendo dovrò per alcun tempo Da Alfredo allontanarmi... doloroso Fora per me... pur...
GERMONT Non è ciò che chiedo.
VIOLETTA Cielo, che più cercate? offersi assai!
GERMONT Pur non basta
VIOLETTA Volete che per sempre a lui rinunzi?
GERMONT È d'uopo!
VIOLETTA Ah, no giammai! Non sapete quale affetto Vivo, immenso m'arda in petto? Che né amici, né parenti Io non conto tra i viventi? E che Alfredo m'ha giurato Che in lui tutto io troverò? Non sapete che colpita D'altro morbo è la mia vita? Che già presso il fin ne vedo? Ch'io mi separi da Alfredo? Ah, il supplizio è si spietato, Che morir preferirò.
GERMONT È grave il sacrifizio, Ma pur tranquilla udite Bella voi siete e giovane... Col tempo...
VIOLETTA Ah, più non dite V'intendo... m'è impossibile Lui solo amar vogl'io.
GERMONT Sia pure... ma volubile Sovente è l'uom
VIOLETTA colpita Gran Dio!
GERMONT Un dì, quando le veneri Il tempo avrà fugate, Fia presto il tedio a sorgere Che sarà allor? pensate Per voi non avran balsamo I più soavi affetti| Poiché dal ciel non furono Tai nodi benedetti.
VIOLETTA È vero!
GERMONT Ah, dunque sperdasi Tal sogno seduttore Siate di mia famiglia L'angiol consolatore Violetta, deh, pensateci, Ne siete in tempo ancor. È Dio che ispira, o giovine Tai detti a un genitor.
VIOLETTA con estremo dolore (Così alla misera - ch'è un dì caduta, Di più risorgere - speranza è muta! Se pur beneficio - le indulga Iddio, L'uomo implacabile - per lei sarà) a Germont, piangendo Dite alla giovine - sì bella e pura Ch'avvi una vittima - della sventura, Cui resta un unico - raggio di bene Che a lei il sacrifica - e che morrà!
GERMONT Sì, piangi, o misera - supremo, il veggo, È il sacrificio - ch'ora io ti chieggo. Sento nell'anima - già le tue pene; Coraggio e il nobile - cor vincerà.
Silenzio
VIOLETTA Or imponete.
GERMONT Non amarlo ditegli.
VIOLETTA Nol crederà.
GERMONT Partite.
VIOLETTA Seguirammi.
GERMONT Allor...
VIOLETTA Qual figlia m'abbracciate forte Così sarò. S'abbracciano Tra breve ei vi fia reso, Ma afflitto oltre ogni dire. A suo conforto Di colà volerete.
Indicandogli il giardino, va per scrivere
GERMONT Che pensate?
VIOLETTA Sapendol, v'opporreste al pensier mio.
GERMONT Generosa! e per voi che far poss'io?
VIOLETTA tornando a lui Morrò! la mia memoria Non fia ch'ei maledica, Se le mie pene orribili Vi sia chi almen gli dica.
GERMONT No, generosa, vivere, E lieta voi dovrete, Merce' di queste lagrime Dal cielo un giorno avrete.
VIOLETTA Conosca il sacrifizio Ch'io consumai d'amor Che sarà suo fin l'ultimo Sospiro del mio cor.
GERMONT Premiato il sacrifizio Sarà del vostro amor; D'un opra così nobile Sarete fiera allor.
VIOLETTA Qui giunge alcun: partite!
GERMONT Ah, grato v'è il cor mio!
VIOLETTA Non ci vedrem più forse.
S'abbracciano
A DUE: Siate felice Addio!
Germont esce per la porta del giardino
SCENA VI Violetta, poi Annina, quindi Alfredo
VIOLETTA Dammi tu forza, o cielo! Siede, scrive, poi suona il campanello
ANNINA Mi richiedeste?
VIOLETTA Sì, reca tu stessa Questo foglio
ANNINA ne guarda la direzione e se ne mostra sorpresa
VIOLETTA Silenzio và all'istante Annina parte Ed ora si scriva a lui Che gli dirò? Chi men darà il coraggio?
Scrive e poi suggella
ALFREDO entrando Che fai?
VIOLETTA nascondendo la lettera Nulla.
ALFREDO Scrivevi?
VIOLETTA confusa Sì... no.
ALFREDO Qual turbamento! a chi scrivevi?
VIOLETTA A te.
ALFREDO Dammi quel foglio.
VIOLETTA No, per ora
ALFREDO Mi perdona son io preoccupato.
VIOLETTA alzandosi Che fu?
ALFREDO Giunse mio padre
VIOLETTA Lo vedesti?
ALFREDO Ah no: severo scritto mi lasciava Però l'attendo, t'amerà in vederti.
VIOLETTA molto agitata Ch'ei qui non mi sorprenda Lascia che m'allontani... tu lo calma mal frenato il pianto Ai piedi suoi mi getterò divisi Ei più non ne vorrà sarem felici Perché tu m'ami, Alfredo, non è vero?
ALFREDO O, quanto... Perché piangi?
VIOLETTA Di lagrime avea d'uopo or son tranquilla sforzandosi Lo vedi? ti sorrido Sarò là, tra quei fior presso a te sempre. Amami, Alfredo, quant'io t'amo Addio.
Corre in giardino
SCENA VII Alfredo, poi Giuseppe, indi un Commissionario a tempo
ALFREDO Ah, vive sol quel core all'amor mio! Siede, prende a caso un libro, legge alquanto, quindi si alza guarda l'ora sull'orologio sovrapposto al camino È tardi: ed oggi forse Più non verrà mio padre.
GIUSEPPE entrando frettoloso La signora è partita L'attendeva un calesse, e sulla via Già corre di Parigi. Annina pure Prima di lei spariva.
ALFREDO Il so, ti calma.
GIUSEPPE (Che vuol dir ciò?)
Parte
ALFREDO Va forse d'ogni avere Ad affrettar la perdita. Ma Annina Lo impedirà. Si vede il padre attraversare in lontananza il giardino Qualcuno è nel giardino! Chi è là?
per uscire
COMMISSIONARIO alla porta Il signor Germont?
ALFREDO Son io.
COMMISSIONARIO Una dama Da un cocchio, per voi, di qua non lunge, Mi diede questo scritto
Dà una lettera ad Alfredo, ne riceve qualche moneta e parte
SCENA VIII Alfredo, poi Germont ch'entra in giardino
ALFREDO Di Violetta! Perché son io commosso! A raggiungerla forse ella m'invita Io tremo! Oh ciel! Coraggio! Apre e legge "Alfredo, al giungervi di questo foglio" come fulminato grida Ah! Volgendosi si trova a fronte del padre, nelle cui braccia si abbandona esclamando: Padre mio!
GERMONT Mio figlio! Oh, quanto soffri! tergi, ah, tergi il pianto Ritorna di tuo padre orgoglio e vanto
ALFREDO Disperato, siede presso il tavolino col volto tra le mani
GERMONT Di Provenza il mar, il suol - chi dal cor ti cancello? Al natio fulgente sol - qual destino ti furò? Oh, rammenta pur nel duol - ch'ivi gioia a te brillò; E che pace colà sol - su te splendere ancor può. Dio mi guidò! Ah! il tuo vecchio genitor - tu non sai quanto soffrì Te lontano, di squallor il suo tetto si coprì Ma se alfin ti trovo ancor, - se in me speme non fallì, Se la voce dell'onor - in te appien non ammutì, Dio m'esaudì! abbracciandolo Né rispondi d'un padre all'affetto?
ALFREDO Mille serpi divoranmi il petto respingendo il padre Mi lasciate.
GERMONT Lasciarti!
ALFREDO risoluto (Oh vendetta!)
GERMONT Non più indugi; partiamo t'affretta
ALFREDO (Ah, fu Douphol!)
GERMONT M'ascolti tu?
ALFREDO No.
GERMONT Dunque invano trovato t'avrò! No, non udrai rimproveri; Copriam d'oblio il passato; L'amor che m'ha guidato, Sa tutto perdonar. Vieni, i tuoi cari in giubilo Con me rivedi ancora: A chi penò finora Tal gioia non negar. Un padre ed una suora T'affretta a consolar.
ALFREDO Scuotendosi, getta a caso gli occhi sulla tavola, vede la lettera di Flora, esclama: Ah! ell'è alla festa! volisi L'offesa a vendicar.
Fugge precipitoso
GERMONT Che dici? Ah, ferma!
Lo insegue
SCENA IX Galleria nel palazzo di Flora, riccamente addobbata ed illuminata. Una porta nel fondo e due laterali. A destra, più avanti, un tavoliere con quanto occorre pel giuoco; a sinistra, ricco tavolino con fiori e rinfreschi, varie sedie e un divano.
Flora, il Marchese, il Dottore ed altri invitati entrano dalla sinistra discorrendo fra loro
FLORA Avrem lieta di maschere la notte: N'è duce il viscontino Violetta ed Alfredo anco invitai.
MARCHESE La novità ignorate? Violetta e Germont sono disgiunti.
DOTTORE E FLORA Fia vero?
MARCHESE Ella verrà qui col barone.
DOTTORE Li vidi ieri... ancor parean felici.
S'ode rumore a destra
FLORA Silenzio udite?
TUTTI Vanno verso la destra Giungono gli amici.
SCENA X Detti, e molte signore mascherate da Zingare, che entrano dalla destra
ZINGARE Noi siamo zingarelle Venute da lontano; D'ognuno sulla mano Leggiamo l'avvenir. Se consultiam le stelle Null'avvi a noi d'oscuro, E i casi del futuro Possiamo altrui predir.
I. Vediamo! Voi, signora, Prendono la mano di Flora e l'osservano Rivali alquante avete.
Fanno lo stesso al Marchese
II. Marchese, voi non siete Model di fedeltà.
FLORA al Marchese Fate il galante ancora? Ben, vo' me la paghiate
MARCHESE a Flora Che dianci vi pensate? L'accusa è falsità.
FLORA La volpe lascia il pelo, Non abbandona il vizio Marchese mio, giudizio O vi farò pentir.
TUTTI Su via, si stenda un velo Sui fatti del passato; Già quel ch'è stato è stato, Badate/Badiamo all'avvenir.
Flora ed il Marchese si stringono la mano
SCENA XI Detti, Gastone ed altri mascherati da Mattadori, Piccadori spagnuoli, ch'entrano vivamente dalla destra
GASTONE E MATTADORI Di Madride noi siam mattadori, Siamo i prodi del circo de' tori, Testé giunti a godere del chiasso Che a Parigi si fa pel bue grasso; E una storia, se udire vorrete, Quali amanti noi siamo saprete.
GLI ALTRI Sì, sì, bravi: narrate, narrate: Con piacere l'udremo
GASTONE E MATTADORI Ascoltate. È Piquillo un bel gagliardo Biscaglino mattador: Forte il braccio, fiero il guardo, Delle giostre egli è signor. D'andalusa giovinetta Follemente innamorò; Ma la bella ritrosetta Così al giovane parlò: Cinque tori in un sol giorno Vò vederti ad atterrar; E, se vinci, al tuo ritorno Mano e cor ti vò donar. Sì, gli disse, e il mattadore, Alle giostre mosse il pie'; Cinque tori, vincitore Sull'arena egli stendé.
GLI ALTRI Bravo, bravo il mattadore, Ben gagliardo si mostrò Se alla giovane l'amore In tal guisa egli provò.
GASTONE E MATTADORI Poi, tra plausi, ritornato Alla bella del suo cor, Colse il premio desiato Tra le braccia dell'amor.
GLI ALTRI Con tai prove i mattadori San le belle conquistar!
GASTONE E MATTADORI Ma qui son più miti i cori; A noi basta folleggiar
TUTTI Sì, sì, allegri... Or pria tentiamo Della sorte il vario umor; La palestra dischiudiamo Agli audaci giuocator.
Gli uomini si tolgono la maschera, chi passeggia e chi si accinge a giuocare
SCENA XII Detti ed Alfredo, quindi Violetta col Barone. Un servo a tempo
TUTTI Alfredo! Voi!
ALFREDO Sì, amici
FLORA Violetta?
ALFREDO Non ne so.
TUTTI Ben disinvolto! Bravo! Or via, giuocar si può.
GASTONE Si pone a tagliare, Alfredo ed altri puntano
VIOLETTA Entra al braccio del Barone
FLORA andandole incontro Qui desiata giungi.
VIOLETTA Cessi al cortese invito.
FLORA Grata vi son, barone, d'averlo pur gradito.
BARONE piano a Violetta (Germont è qui! il vedete!)
VIOLETTA (Ciel! gli è vero). Il vedo.
BARONE cupo Da voi non un sol detto si volga A questo Alfredo.
VIOLETTA (Ah, perché venni, incauta! Pietà di me, gran Dio!)
FLORA a Violetta, facendola sedere presso di sé sul divano Meco t'assidi: narrami quai novità vegg'io?
Il Dottore si avvicina ad esse, che sommessamente conversano. Il Marchese si trattiene a parte col Barone, Gastone taglia, Alfredo ed altri puntano, altri passeggiano
ALFREDO Un quattro!
GASTONE Ancora hai vinto.
ALFREDO Punta e vince Sfortuna nell'amore Vale fortuna al giuoco!
TUTTI È sempre vincitorel
ALFREDO Oh, vincerò stasera; e l'oro guadagnato Poscia a goder tra' campi ritornerò beato.
FLORA Solo?
ALFREDO No, no, con tale che vi fu meco ancor, Poi mi sfuggìa
VIOLETTA (Mio Dio!)
GASTONE ad Alfredo, indicando Violetta (Pietà di lei!)
BARONE ad Alfredo, con mal frenata ira Signor!
VIOLETTA al Barone (Frenatevi, o vi lascio)
ALFREDO disinvolto Barone, m'appellaste?
BARONE Siete in sì gran fortuna, Che al giuoco mi tentaste.
ALFREDO ironico Sì? la disfida accetto
VIOLETTA (Che fia? morir mi sento)
BARONE puntando Cento luigi a destra.
ALFREDO puntando Ed alla manca cento.
GASTONE Un asse un fante hai vinto!
BARONE Il doppio?
ALFREDO Il doppio sia.
GASTONE tagliando Un quattro, un sette.
TUTTI Ancora!
ALFREDO Pur la vittoria è mia!
CORO Bravo davver! la sorte è tutta per Alfredo!
FLORA Del villeggiar la spesa farà il baron, Già il vedo.
ALFREDO al Barone Seguite pur.
SERVO La cena è pronta.
CORO avviandosi Andiamo.
ALFREDO Se continuar v'aggrada tra loro a parte
BARONE Per ora nol possiamo: Più tardi la rivincita.
ALFREDO Al gioco che vorrete.
BARONE Seguiam gli amici; poscia
ALFREDO Sarò qual bramerete.
Tutti entrano nella porta di mezzo: la scena rimane un istante vuota
SCENA XIII Violetta che ritorna affannata, indi Alfredo
VIOLETTA Invitato a qui seguirmi, Verrà desso? vorrà udirmi? Ei verrà, ché l'odio atroce Puote in lui più di mia voce
ALFREDO Mi chiamaste? che bramate?
VIOLETTA Questi luoghi abbandonate Un periglio vi sovrasta
ALFREDO Ah, comprendo! Basta, basta E sì vile mi credete?
VIOLETTA Ah no, mai
ALFREDO Ma che temete…
VIOLETTA Temo sempre del Barone
ALFREDO È tra noi mortal quistione S'ei cadrà per mano mia Un sol colpo vi torrìa Coll'amante il protettore V'atterrisce tal sciagura?
VIOLETTA Ma s'ei fosse l'uccisore? Ecco l'unica sventura Ch'io pavento a me fatale!
ALFREDO La mia morte! Che ven cale?
VIOLETTA Deh, partite, e sull'istante.
ALFREDO Partirò, ma giura innante Che dovunque seguirai I miei passi
VIOLETTA Ah, no, giammai.
ALFREDO No! giammai!
VIOLETTA Va', sciagurato. Scorda un nome ch'è infamato. Va' mi lascia sul momento Di fuggirti un giuramento Sacro io feci
ALFREDO E chi potea?
VIOLETTA Chi diritto pien ne avea.
ALFREDO Fu Douphol?
VIOLETTA con supremo sforzo Sì.
ALFREDO Dunque l'ami?
VIOLETTA Ebben l'amo
ALFREDO Corre furente alla porta e grida Or tutti a me.
SCENA XIV Detti, e tutti i precedenti che confusamente ritornano
TUTTI Ne appellaste? Che volete?
ALFREDO additando Violetta che abbattuta si appoggia al tavolino Questa donna conoscete?
TUTTI Chi? Violetta?
ALFREDO Che facesse Non sapete?
VIOLETTA Ah, taci
TUTTI No.
ALFREDO Ogni suo aver tal femmina Per amor mio sperdea Io cieco, vile, misero, Tutto accettar potea, Ma è tempo ancora! tergermi Da tanta macchia bramo Qui testimoni vi chiamo Che qui pagata io l'ho.
Getta con furente sprezzo una borsa ai piedi di Violetta, che sviene tra le braccia di Flora e del Dottore. In tal momento entra il padre
SCENA XV Detti, ed il Signor Germont, ch'entra all'ultime parole
TUTTI Oh, infamia orribile Tu commettesti! Un cor sensibile Così uccidesti! Di donne ignobile Insultator, Di qui allontanati, Ne desti orror.
GERMONT con dignitoso fuoco Di sprezzo degno se stesso rende Chi pur nell'ira la donna offende. Dov'è mio figlio? più non lo vedo: In te più Alfredo - trovar non so. (Io sol fra tanti so qual virtude Di quella misera il sen racchiude Io so che l'ama, che gli è fedele, Eppur, crudele, - tacer dovrò!)
ALFREDO da sé (Ah sì che feci! ne sento orrore. Gelosa smania, deluso amore Mi strazia l'alma più non ragiono. Da lei perdono - più non avrò. Volea fuggirla non ho potuto! Dall'ira spinto son qui venuto! Or che lo sdegno ho disfogato, Me sciagurato! - rimorso n'ho.
VIOLETTA riavendosi Alfredo, Alfredo, di questo core Non puoi comprendere tutto l'amore; Tu non conosci che fino a prezzo Del tuo disprezzo - provato io l'ho! Ma verrà giorno in che il saprai Com'io t'amassi confesserai Dio dai rimorsi ti salvi allora; Io spenta ancora - pur t'amerò.
BARONE piano ad Alfredo A questa donna l'atroce insulto Qui tutti offese, ma non inulto Fia tanto oltraggio - provar vi voglio Che tanto orgolio - fiaccar saprò.
TUTTI Ah, quanto peni! Ma pur fa core Qui soffre ognuno del tuo dolore; Fra cari amici qui sei soltanto; Rasciuga il pianto - che t'inondò.
ATTO TERZO
SCENA I Camera da letto di Violetta. Nel fondo è un letto con cortine mezze tirate; una finestra chiusa da imposte interne; presso il letto uno sgabello su cui una bottiglia di acqua, una tazza di cristallo, diverse medicine. A metà della scena una toilette, vicino un canapé; più distante un altro mobile, sui cui arde un lume da notte; varie sedie ed altri mobili. La porta è a sinistra; di fronte v'è un caminetto con fuoco acceso.
Violetta dorme sul letto. Annina, seduta presso il caminetto, è pure addormentata
VIOLETTA destandosi Annina?
ANNINA svegliandosi confusa Comandate?
VIOLETTA Dormivi, poveretta?
ANNINA Sì, perdonate.
VIOLETTA Dammi d'acqua un sorso. Annina eseguisce Osserva, è pieno il giorno?
ANNINA Son sett'ore.
VIOLETTA Dà accesso a un po' di luce
ANNINA Apre le imposte e guarda nella via Il signor di Grenvil!
VIOLETTA Oh, il vero amico! Alzar mi vo' m'aita.
Si rialza e ricade; poi, sostenuta da Annina, va lentamente verso il canapé, ed il Dottore entra in tempo per assisterla ad adagiarsi. Annina vi aggiunge dei cuscini
SCENA II Dette e il Dottore
VIOLETTA Quanta bontà pensaste a me per tempo!
DOTTORE Le tocca il polso Or, come vi sentite?
VIOLETTA Soffre il mio corpo, ma tranquilla ho l'alma. Mi confortò iersera un pio ministro. Religione è sollievo a' sofferenti.
DOTTORE E questa notte?
VIOLETTA Ebbi tranquillo il sonno.
DOTTORE Coraggio adunque la convalescenza Non è lontana
VIOLETTA Oh, la bugia pietosa A' medici è concessa
DOTTORE stringendole la mano Addio a più tardi.
VIOLETTA Non mi scordate.
ANNINA piano al Dottore accompagnandolo Come va, signore?
DOTTORE piano a parte La tisi non le accorda che poche ore.
Esce
SCENA III Violetta e Annina
ANNINA Or fate cor.
VIOLETTA Giorno di festa è questo?
ANNINA Tutta Parigi impazza è carnevale
VIOLETTA Ah, nel comun tripudio, sallo il cielo Quanti infelici soffron! Quale somma V'ha in quello stipo? indicandolo
ANNINA L'apre e conta Venti luigi.
VIOLETTA Dieci ne reca ai poveri tu stessa.
ANNINA Poco rimanvi allora
VIOLETTA Oh, mi sarà bastante; Cerca poscia mie lettere.
ANNINA Ma voi?
VIOLETTA Nulla occorrà... sollecita, se puoi
Annina esce
SCENA IV Violetta, sola
VIOLETTA Trae dal seno una lettera "Teneste la promessa... la disfida Ebbe luogo! il barone fu ferito, Però migliora Alfredo È in stranio suolo; il vostro sacrifizio Io stesso gli ho svelato; Egli a voi tornerà pel suo perdono; Io pur verrò. Curatevi... meritate Un avvenir migliore. - Giorgio Germont". desolata È tardi! Si alza Attendo, attendo né a me giungon mai! . . . Si guarda allo specchio Oh, come son mutata! Ma il dottore a sperar pure m'esorta! Ah, con tal morbo ogni speranza è morta. Addio, del passato bei sogni ridenti, Le rose del volto già son pallenti; L'amore d'Alfredo pur esso mi manca, Conforto, sostegno dell'anima stanca Ah, della traviata sorridi al desio; A lei, deh, perdona; tu accoglila, o Dio, Or tutto finì. Le gioie, i dolori tra poco avran fine, La tomba ai mortali di tutto è confine! Non lagrima o fiore avrà la mia fossa, Non croce col nome che copra quest'ossa! Ah, della traviata sorridi al desio; A lei, deh, perdona; tu accoglila, o Dio. Or tutto finì!
Siede
CORO DI MASCHERE all'esterno Largo al quadrupede Sir della festa, Di fiori e pampini Cinto la testa Largo al più docile D'ogni cornuto, Di corni e pifferi Abbia il saluto. Parigini, date passo Al trionfo del Bue grasso. L'Asia, né l'Africa Vide il più bello, Vanto ed orgoglio D'ogni macello Allegre maschere, Pazzi garzoni, Tutti plauditelo Con canti e suoni! Parigini, date passo Al trionfo del Bue grasso.
SCENA V Detta ed Annina, che torna frettolosa
ANNINA esitando Signora!
VIOLETTA Che t'accade?
ANNINA Quest'oggi, è vero? Vi sentite meglio?
VIOLETTA Sì, perché?
ANNINA D'esser calma promettete?
VIOLETTA Sì, che vuoi dirmi?
ANNINA Prevenir vi volli Una gioia improvvisa
VIOLETTA Una gioia! dicesti?
ANNINA Sì, o signora
VIOLETTA Alfredo! Ah, tu il vedesti? ei vien! l'affretta .
Annina afferma col capo, e va ad aprire la porta
SCENA VI Violetta, Alfredo e Annina
VIOLETTA Andando verso l'uscio Alfredo!
Alfredo comparisce pallido per la commozione, ed ambedue, gettandosi le braccia al collo, esclamano:
VIOLETTA Amato Alfredo!
ALFREDO Mia Violetta! Colpevol sono... so tutto, o cara.
VIOLETTA Io so che alfine reso mi sei!
ALFREDO Da questo palpito s'io t'ami impara, Senza te esistere più non potrei.
VIOLETTA Ah, s'anco in vita m'hai ritrovata, Credi che uccidere non può il dolor.
ALFREDO Scorda l'affanno, donna adorata, A me perdona e al genitor.
VIOLETTA Ch'io ti perdoni? la rea son io: Ma solo amore tal mi rendé.
A DUE: Null'uomo o demone, angelo mio, Mai più staccarti potrà da me. Parigi, o cara/o noi lasceremo, La vita uniti trascorreremo: De' corsi affanni compenso avrai, La mia/tua salute rifiorirà. Sospiro e luce tu mi sarai, Tutto il futuro ne arriderà.
VIOLETTA Ah, non più, a un tempio Alfredo, andiamo, Del tuo ritorno grazie rendiamo
Vacilla
ALFREDO Tu impallidisci
VIOLETTA È nulla, sai! Gioia improvvisa non entra mai Senza turbarlo in mesto core
Si abbandona come sfinita sopra una sedia col capo cadente all'indietro
ALFREDO spaventato, sorreggendola Gran Dio! Violetta!
VIOLETTA sforzandosi È il mio malore Fu debolezza! ora son forte sforzandosi Vedi? sorrido
ALFREDO desolato (Ahi, cruda sorte!)
VIOLETTA Fu nulla Annina, dammi a vestire.
ALFREDO Adesso? Attendi
VIOLETTA alzandosi No voglio uscire. Annina le presenta una veste ch'ella fa per indossare e impedita dalla debolezza, esclama: Gran Dio! non posso! Getta con dispetto la veste e ricade sulla sedia
ALFREDO ad Annina (Cielo! che vedo!) Va pel dottor
VIOLETTA ad Annina Digli che Alfredo È ritornato all'amor mio Digli che vivere ancor vogl'io Annina parte ad Alfredo Ma se tornando non m'hai salvato, A niuno in terra salvarmi è dato. sorgendo impetuosa Gran Dio! morir sì giovane, Io che penato ho tanto! Morir sì presso a tergere Il mio sì lungo pianto! Ah, dunque fu delirio La cruda mia speranza; Invano di costanza Armato avrò il mio cor! Alfredo! oh, il crudo termine Serbato al nostro amor!
ALFREDO Oh mio sospiro, oh palpito, Diletto del cor mio! Le mie colle tue lagrime Confondere degg'io Ma più che mai, deh, credilo, M'è d'uopo di costanza, Ah! tutto alla speranza Non chiudere il tuo cor. Violetta mia, deh, calmati, M'uccide il tuo dolor.
Violetta s'abbatte sul canapé
SCENA ULTIMA Detti, Annina, il signor Germont, ed il Dottore
GERMONT Ah, Violetta!
VIOLETTA Voi, Signor!
ALFREDO Mio padre!
VIOLETTA Non mi scordaste?
GERMONT La promessa adempio A stringervi qual figlia vengo al seno, O generosa.
VIOLETTA Ahimé, tardi giungeste! Pure, grata ven sono Grenvil, vedete? tra le braccia io spiro Di quanti ho cari al mondo
GERMONT Che mai dite! osservando Violetta (Oh cielo è ver!)
ALFREDO La vedi, padre mio?
GERMONT Di più non lacerarmi Troppo rimorso l'alma mi divora Quasi fulmin m'atterra ogni suo detto Oh, malcauto vegliardo! Ah, tutto il mal ch'io feci ora sol vedo!
VIOLETTA frattanto avrà aperto a stento un ripostiglio della toilette, e toltone un medaglione dice: Più a me t'appressa ascolta, amato Alfredo. Prendi: quest'è l'immagine De' miei passati giorni; A rammentar ti torni Colei che sì t'amò. Se una pudica vergine Degli anni suoi nel fiore A te donasse il core Sposa ti sia lo vo'. Le porgi questa effigie: Dille che dono ell'è Di chi nel ciel tra gli angeli Prega per lei, per te.
ALFREDO No, non morrai, non dirmelo Dei viver, amor mio A strazio sì terribile Qui non mi trasse Iddio Sì presto, ah no, dividerti Morte non può da me. Ah, vivi, o un solo feretro M'accoglierà con te.
GERMONT Cara, sublime vittima D'un disperato amore, Perdonami lo strazio Recato al tuo bel core.
GERMONT, DOTTORE E ANNINA Finché avrà il ciglio lacrime Io piangerò per te Vola à beati spiriti; Iddio ti chiama a sé.
VIOLETTA rialzandosi animata È strano!
TUTTI Che!
VIOLETTA Cessarono Gli spasmi del dolore. In me rinasce... m'agita Insolito vigore! Ah! io ritorno a vivere trasalendo Oh gioia!
Ricade sul canapè
TUTTI O cielo! muor!
ALFREDO Violetta!
ANNINA E GERMONT Oh Dio, soccorrasi.
DOTTORE dopo averle toccato il polso È spenta!
TUTTI Oh mio dolor!
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